Scuole di danza mai citate in nessun decreto ma chiuse, Monica Farné: “Anche per noi conseguenze pesanti”

Gilberto Bazoli ha intervistato Monica Farnè, presidente del Coordinamento Danza Cremona, titolare della scuola Danzarea Slapstick.

Si parla poco di loro, eppure sono tra le più colpite dalle vecchie e nuove restrizioni dei vecchi e nuovi decreti anti Covid emanati dal presidente del Consiglio dei ministri. L’ultimo, quello del 25 ottobre , forse il più discusso, ne ha imposto la serrata. E’ un momento difficile, difficilissimo anche per le scuole di danza: in città ce ne sono tante, una quindicina, con uno stuolo di allievi di tutte le età. Una realtà radicata e vivace, un segmento prezioso del mondo dell’arte e della cultura, ora in ginocchio. Monica Farnè è un’insegnante di danza molto conosciuta: ha iniziato gli studi con la coreografa americana Reka Siegel e, dopo aver frequentato seminari e corsi in Italia e negli Stati Uniti, ha cominciato a creare proprie coreografie nel 1993. Ha partecipato a diversi festival e rassegne. Negli ultimi anni ha collaborato per le proprie performance con musicisti jazz come Paolo Fresu, Roberto Cipelli e Tino Tracanna. Attualmente dirige Danzarea Slapstick (in via Gaspare Pedone), dove insegna danza contemporanea unendo a questa attività quella di coreografa, e presiede il Coordinamento Danza Cremona.

Un chiarimento: le scuole di danza sono chiuse?

“Premessa: durante la bella stagione, da giugno a settembre, non si lavora. Oltre a questo, non esiste una legge sulla danza. La nostra è una categoria non riconosciuta, siamo un settore fragile, già penalizzato di per sé. E così tante scuole si sono affiliate al Coni, che ha una sua struttura, ma la danza non è uno sport”.

Detto questo…

“L’ultimo decreto del presidente del Consiglio ha disposto la chiusura di piscine e palestre. Noi non siamo palestre ma circoli culturali o sportivi in cui si fa danza. Risultato: io e le mie colleghe abbiamo trascorso tutta la scorsa domenica a interrogarci su come interpretare il passaggio di quel documento, non sapevamo se la stretta interessava anche la danza. Ieri (lunedì, ndr) la spiegazione; sul sito del governo si specificava che lo stop riguardava anche noi. Com’è stato scritto, otto mesi di pandemia e non siamo mai state citate in nessun decreto”.

Anche voi arrivate da un periodo molto duro…

“Non voglio fare polemiche perché sono consapevole della portata del problema sanitario, ma le nostre scuole sono rimaste ferme da febbraio e hanno riaperto a giugno a condizione che si adeguassero alle norme di sicurezza. In più, era chiuso pure il Ponchielli e così è sfumata anche la possibilità di fare i tradizionali saggi di fine anno scolastico”.

In concreto cos’ha significato per voi conformarsi alle nuove disposizioni?

“Ribadito che la ripresa, di fatto, era cominciata solo a settembre, ha significato cose come queste: posizionare sul pavimento segnaposti per indicare il distanziamento di due metri tra allievi, comprare una libreria in cui lasciare la borsa e le scarpe che prima erano state insacchettate, misurare la temperatura, igienizzare le mani, scrivere ogni volta su un registro nome e cognome delle persone, pulire tutto dopo ogni lezione. Oltre a indossare le mascherine, come facevamo sempre anche noi. Insomma, era tutto abbastanza pesante”.

Ci sono stati casi di contagio tra i suoi allievi?

“Assolutamente no. Uno di loro si è sentito poco bene – un mal di gola, niente di particolare – e ha preferito non venire una settimana per poi presentarsi quella dopo”.

E ora lo stop…

“Ci siamo chieste: perché? Risposta: siamo di fronte a un’emergenza nuova. Dopo di che, sono arrabbiata”.

Può sempre ricorrere alle lezioni on line…

“No, non le faccio, non me la sento. E’ una questione di responsabilità: se in una classe ci sono un ragazzo o una ragazza che hanno cominciato da poco a fare danza, vanno corretti. Davanti a uno schermo è difficile. E se poi si fanno male? Il discorso sul corpo è delicato. La nostra è un’attività che richiede un contatto diretto con l’allievo”.

Come sono i contraccolpi economici della stretta?

“Pesanti, anche perché c’è da pagare l’affitto”

Le scuole di danza sono luoghi sicuri?

“Per quello che so di me e delle mie colleghe, le garanzie sanitarie vengono salvaguardate. Ci siamo impegnate, abbiamo attuato tutti gli interventi necessari perché le scuole siano luoghi sicuri. Conosciamo chi entra e chi esce, non avremo mai trenta persone nello stesso spazio. Rispettiamo ciò che c’è da rispettare”.

Sarebbe quindi giusto riaprire?

“Sì, non siamo palestre, lavoriamo sempre con gruppi fissi”.

In altre città la danza è scesa in piazza. A Cremona?

“Per ora, qui, nessuna protesta. La chiusura delle nostre scuole durerà un mese. Me lo auguro, anche se ho i miei dubbi. Se i tempi dovessero allungarsi, qualcosa ci verrà in mente. Sempre tenendo presente che siamo al centro di un’emergenza sanitaria”.

Il Corpo di ballo della Scala ha postato sui social una foto di dissenso contro il nuovo decreto: i ballerini vestiti di nero e con la mascherina. Cosa ne pensa?

“E’ un gesto molto forte, di grande impatto. Sono tutti lavoratori dello spettacolo che si devono fermare. Ho condiviso quell’immagine sul profilo Facebook del nostro Coordinamento”.

© Cremona Si Può! | LAB 2024, All rights reserved