Da Cristo Re alla serie A, passando per la Nazionale. La cremonese Capelletti: “Quando vesti la maglia azzurra ti senti quasi un eroe”

Di strada ne ha fatta tanta Alessia Capelletti, nata nel 1998 nel quartiere Cambonino. La bambina che per la prima volta ha indossato i guantoni in una partitella è diventata uno dei migliori portieri della serie A italiana. Oggi gioca nell'Empoli Ladies, squadra al sesto posto in classifica. L'articolo di Giorgio Barbieri.

“Un giorno mio papà mi ha portato all’Oratorio di Cristo Re a vedere una partita di calcio del Corona, squadra nella quale aveva giocato negli ultimi anni della sua carriera. Mi sono subito appassionata a questo sport e sono tornata su quel campo qualche sabato dopo. Si stava organizzando una partitella, mi hanno chiesto se volevo giocare anch’io. Nessuno voleva stare in porta e così mi sono trovata in mezzo a quei pali tanto lontani l’uno dall’altro. Ho provato ed ho subito capito che quello sarebbe stato il mio ruolo nello sport che mi piaceva di più”. Di strada ne ha fatta tanta Alessia Capelletti, nata nel 1998 nel quartiere Cambonino. La bambina che per la prima volta ha indossato i guantoni in una partitella è diventata uno dei migliori portieri della serie A italiana. Oggi gioca nell’Empoli Ladies, squadra al sesto posto in classifica. “Campionato difficile – aggiunge – ma ci giochiamo un posto fra le prime quattro”. “Ho cominciato proprio nelle giovanili del Corona per poi passare fra i Giovanissimi del Calcio Cremona. Poi nella nostra città in quel momento sono sparite le squadre femminili ed ho scelto la chiamata del Mozzanica, che era in serie A. Lì ho giocato, fra giovanili e prima squadra, per cinque stagioni. Ogni giorno 50 chilometri per raggiungere Mozzanica e altrettanti per tornare a casa a Cremona. Poi la chiamata dell’Inter, che allora non era ancora affiliata all’Internazionale in serie B. In nerazzurro nel 2019 sono stata promossa in serie A, una grande soddisfazione, la mia prima grande medaglia. Un anno così così a Tavagnacco ed ora sono contenta di essere ad Empoli”.

Quali sono i tuoi punti di forza? “Istinto e reattività. Alla mancanza di altezza, sono solo un metro e 64 centimetri, supplisco con una buona visione di gioco e tanto atletismo”. Qualche settimana fa anche un rigore parato al 90′ nella partita con la Fiorentina, finita 1-1. “Eravamo sul pareggio quando è stato assegnato il rigore alle viola. Ha calciato la Sabatino, una delle giocatrici più forti della nazionale, e io sono riuscita a parare salvando il pareggio. Difficile raccontare a parole le emozioni che ho provato, anche perchè quello era un derby”. Meglio un allenatore uomo o donna? “Per me non c’è alcuna differenza, quello che conta è che il mister sia in grado di insegnare calcio e fare gruppo. All’Empoli abbiamo un bravo allenatore, in altre squadre ci
sono buone allenatrici”.

Presenza anche in azzurro con le nazionali Under 19 e 23. “Quando vesti la maglia azzurra ti senti quasi un eroe a difesa del tuo Paese. E’ il sogno di tutti gli atleti e quando lo raggiungi ti sembra di toccare davvero il cielo con un dito”. Vi sentite discriminate rispetto al calcio maschile? “Discriminate no, ma vorremmo avere gli stessi diritti. Noi, pur giocando in serie A, non siamo ancora considerate professioniste e per molte ragazze che lavorano o studiano questo è un grosso problema. Chiediamo solo la parità di diritti. Anche perchè il calcio femminile, visti anche i risultati della nazionale, oggi è tenuto in maggior considerazione. Le tivù trasmettono le nostre partite e c’è interesse da parte del pubblico. Ora si tratta di fare qualche altro piccolo passo avanti”.

Alessia Capelletti
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