Compito a casa: ‘Caro nonno ti scrivo…’ Una mail al giorno dagli studenti del Torriani agli anziani di Villa Parma

E' un'idea anti coronavirus proposta da Josita Bassani, 48 anni, insegnante di italiano e storia del Torriani e accolta con entusiasmo dai suoi allievi della Seconda B informatici.

24 studenti i mittenti, 24 anziani i destinatari. Le lettere sono il compito quotidiano assegnato agli uni, barricati in casa, e tengono compagnia agli altri, chiusi nell’ospizio. E’ un’idea anti coronavirus semplice ma efficace quella proposta da Josita Bassani, 48 anni, insegnante di italiano e storia dell’IIS (Istituto d’istruzione superiore) Janello Torriani e accolta con entusiasmo dai suoi allievi della Seconda B informatici.

“I componenti di questa classe sono speciali, particolarmente aperti, sembrano più maturi della loro età. Non hanno libri di testo né seguono programmi tradizionali, studiano in gruppo. Certo, si fa fatica a tenerli fermi, ma hanno un cuore grande”, dice la professoressa. “Ho chiesto loro di scrivere ogni giorno una mail di dieci righe, un pensiero da mandare agli ospiti di una casa di riposo nella speranza che, leggendo quelle parole, provino un po’ di sollievo”. I

l gemellaggio passa attraverso una catena virtuosa: i testi vengono inviati alla prof e questa, dopo averli controllati, li gira a Bruno Scaltriti, referente della Comunità di sant’Egidio di Parma, la onlus con cui l’insegnante cremonese è in contatto e che si occupa di anziani, persone sole e fragili, senzatetto. La corrispondenza viene poi trasmessa a un volontario della Comunità, Francesco Pattini, che la inoltra al personale di ‘Villa Parma’, lo storico istituto della città’ emiliana distribuito su tre edifici immersi in un parco e da settimane, anch’esso, blindato. La posta, infine, viene smistata ai degenti: chi è in grado la legge da solo, chi ci vede poco o ha altri problemi viene aiutato dagli operatori. Ogni quindicenne ha ‘adottato’ un singolo anziano, ogni lettera è personale e preceduta da un affettuoso ‘caro’ o cara’ con relativo nome.

“Nella prima missiva i ragazzi si sono presentati, poi li ho lasciati liberi di scegliere l’argomento”, spiega l’insegnante. Tiene banco la descrizione dell’isolamento forzato. Piccoli racconti di una vita quotidiana da reinventare. Scrive un alunno: “In questi giorni, mentre facevo i compiti con la musica di sottofondo mi sono venute in mente molte melodie che vorrei provare a ricreare con la chitarra”. Un suo compagno è in vena di ricordi: “Quelli alle medie inferiori sono stati, in assoluto, gli anni più belli della mia vita scolastica. Con il passaggio dalle elementari, ero un po’ frastornato, ma abbiamo fatto subito amicizia. ridevamo come matti, eravamo molto affiatati, come se fossimo fratelli”. C’è anche un minore straniero: “Il primo giorno in cui ho lasciato il mio Paese ero molto triste. Dopo un mese, però, sono riuscito a imparare l’italiano: pensi che, quando parlo, tanti mi confondono con uno di voi. Ciò che ho apprezzato di più è stato il cibo della mensa: chiedevo sempre il bis”. In un’altra lettera un divertente consiglio, chissà se attuabile, su come spezzare la monotonia della ‘quarantena’: “In questo momento sto giocando molto con i videogame, il mio hobby, perché non posso uscire. Prova anche tu un giorno con i videogiochi, vedrai che non te ne pentirai”.
Un adolescente dispensa pillole di saggezza da adulto: “Mio padre mi ripete sempre: se sei depresso, stai vivendo del passato; se sei ansioso, stai vivendo nel futuro; se sei in pace, stai vivendo nel presente. Un insegnamento che terrò a mente”. Un altro dei temi più gettonati è la musica. “Oggi è stata una giornata un po’ particolare perché, essendo domenica, non ho svolto nessuna video-lezione e, quindi, ho deciso di fare qualcosa di alternativo. Una delle mie passioni è creare musica, per questo ho pensato di vendere i miei ‘beat’ (ritmi) su una piattaforma musicale”. Con una precisazione: “Il mio intento non è avere successo, ma solo migliorare”. “Sai, forse serviva tutto questo, serviva che qualcuno limitasse la nostra libertà – mette nero su bianco un altro studente – Quello che abbiamo sempre dato per scontato come fosse un diritto acquisito invece non lo è perché i nostri progenitori hanno lottato perché noi lo avessimo. Vorrei tanto sapere cosa ne pensi tu, visto l’epoca e la maturità che ci differenziano”.

Il carteggio è cominciato una settimana fa. “Questi giovani sono fedeli all’impegno che si sono presi, lo portano avanti con serietà e costanza, mi telefonano, qualcuno mi manda la mail alle 2 di notte. Sono contentissima di loro e di questo ponte tra generazioni”, dice la loro insegnante. E i loro amici di penna? “All’inizio erano un po’ sorpresi ma oggi sono contenti, soprattutto i più soli, quelli che hanno perso tutti i parenti”, assicura Scaltriti.

Pattini, l’intermediario tra la Comunità di sant’Egidio e la casa di riposo, conosce da anni quegli anziani, che, prima dell’epidemia, andava a trovare portando una parola buona, un sorriso: “Alla solitudine si aggiunge la paura di contrarre la malattia. Parlando con loro, al cellulare o al telefono del reparto, mi fanno sapere che apprezzano le missive, che a volte ne discutono insieme: sono una finestra aperta sul mondo. Pregano per quei ragazzi che si ricordano di loro. Questo rapporto con l’esterno fa bene, è terapeutico. Sto raccogliendo i commenti, anche se spesso sono frammentari, dei degenti”.

La professoressa Bassani esprime un desiderio. Anzi, due. “Ritrovarci, quando tutto sarà finito, faccia a faccia con gli ospiti di ‘Villa Parma’ ed allargare l’esperimento portandolo a Cremona, la mia città”. Gli allievi del Torriani e di altre scuole sono pronti con il computer acceso.

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