Toneto e Enxo, i due cugini di Scutari alla guida della bottega-ristorante affacciata su piazza del Comune

L'Intruso Gilberto Bazoli ha incontrato i gestori del nuovo ristorante (con annesso bar) 'La Bottega', in piazza sant'Antonio Maria Zaccaria, al pianoterra del palazzo disegnato dall'architetto Luigi Voghera.
Lime, scalpelli, pialle, sgorbie, barattoli di colla e vernice, un grande bancone da falegname, violini, violoncelli. Se lo scopo era ricreare le atmosfere e le suggestioni di un laboratorio di liuteria, Toneto Pici ed Enxo Bedeni, 39 e 33 anni, arrivati giovanissimi da Scutari, in Albania, nel nostro Paese, ci sono riusciti. “Volevamo rendere omaggio, tributare un riconoscimento agli eredi moderni di Stradivari e al loro lavoro lontano dai riflettori”. Sono questi due coraggiosi cugini diventati imprenditori i gestori del nuovo ristorante (con annesso bar) ‘La Bottega’, in piazza sant’Antonio Maria Zaccaria, al pianoterra del palazzo disegnato dall’architetto Luigi Voghera.
L’edificio in stile neogotico, uno dei pochi in città, era chiuso da tempo. “Non ci avevamo fatto caso, venivamo qui solo per lasciare la bicicletta e passeggiare per le vie del centro. Abbiamo visto altre strutture, poi qualcuno ha segnalato che questa era libera. Ci sembrava assurdo che non fosse aperta. E così abbiamo deciso di presentare la nostra proposta alla proprietà dello stabile, che l’ha apprezzata”, dice Enxo (titolare anche del pub Le Petit di via Cadore). 22 posti a sedere, due eleganti sale con vista mozzafiato su piazza del Comune, un dipinto (‘La prima mietitura’) di Carlo Vittori prestato da un collezionista, e legno. Legno fatto a mano ovunque. “Si parla sempre del prodotto finale, il violino, ma non abbastanza, secondo noi, di come nasce e degli artigiani che lo costruiscono grazie a un patrimonio di passione, fatica e ingegno. Un mondo, il loro, ricco di sfaccettature affascinanti. Da qui l’idea di un ristorante-bottega, anche nel nome. Avevamo la sensazione che in città mancasse una cosa del genere”, spiega Toneto. Il progetto ha mosso i primi passi un paio d’anni fa, ma è stato fermato dal Covid. Per coronare il loro sogno la coppia di soci si è avvalsa dell’aiuto di alcuni liutai come Giorgio Grisales, Stefano Trabucchi, Alessandro Fendillo, che hanno condiviso conoscenze, fornito materiale e dato spunti per l’arredamento, curato da Roberto Berdelli.
Mentre Toneto è alla sua prima avventura nel campo della ristorazione (“A quasi 40 anni ho letteralmente cambiato vita, sono davvero eccitato e non finirò mai di ringraziare mio cugino”), Enxo, diploma all’istituto alberghiero Einaudi, ha alle spalle varie esperienze, anche all’estero, come chef e gestore di sala. Li accomuna, oltre alla parentela, una convinzione: “Cremona ha potenzialità pazzesche dal punto di vista turistico e attrattivo. Negli ultimi dieci anni è cambiata – come dimostrano il Museo del Violino, il Museo diocesano, il Palazzo Stauffer – ed è pronta, ha tutte le carte in regola per migliorare ancora di più. Siamo ottimisti sul suo futuro”. Allo stesso tempo deve servire una certa dose di sana incoscienza per investire e aprire un’attività in un periodo come questo. Enxo lo sa bene: “In giro c’è tanta paura e la paura immobilizza, questo è un periodo in cui potrebbe succedere qualsiasi cosa. I rischi si affrontano con la programmazione”. “Ci siamo confrontati – integra il ragionamento Toneto – e ci siamo detti: è nei momenti difficili che si presentano le opportunità e le opportunità bisogna coglierle al volo”. Sono affiancati da cinque dipendenti (uno addetto al controllo del green pass), compresi i camerieri, che si muovono tra i tavoli indossando il classico grembiule marrone in cuoio da liutaio. Se per l’arredamento La Bottega ha puntato sulla tradizione, “quanto alla cucina ce ne distacchiamo con piatti moderni”. E una proposta che, unendo passato e nuove abitudini, farà il suo debutto assoluto alla prossima edizione delle Festa del torrone: il marubino (servito rigorosamente caldo) da passeggio.
Enxo Bedeni e Toneto Pici, gestori della Bottega
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