Quell’emozione che ha voce: dopo 26 anni la Cremonese e Cremona in serie A

In occasione della promozione della Cremonese in serie A, torna a scrivere Giorgio Barbieri per la rubrica Fuorigioco: "Noi tutti invece siamo chiamati a dare sempre più voce alle emozioni. Perché una emozione senza voce non è una emozione".
‘L’emozione non ha voce’ cantava nel 1999 Adriano Celentano nel brano di successo scritto da Mogol e con musiche di Gianni Bella. Non è proprio così. L’emozione nasce dentro ma non può restare lì, deve necessariamente trovare una valvola di sfogo immediata. Rabbia, dolore e gioia non possono che essere tradotte in voce, hanno bisogno di essere urlate subito. L’emozione ha la voce dei tifosi grigiorossi che venerdì sera hanno gridato verso il cielo tutta la loro gioia per la promozione della loro e nostra Cremonese in serie A. Un urlo dei 1300 cremonesi cominciato all’ingresso delle squadre a Como che si è amplificato al primo gol di Di Carmine e che è diventato un boato alla notizia proveniente da Perugia della rete dei padroni di casa contro il Monza, l’unica squadra che poteva sbarrare la strada della promozione ai grigiorossi. Il fischio finale delle due partite ha acceso la miccia per un risultato che sembrava perso dopo due sconfitte consecutive e che invece era miracolosamente ripreso negli ultimi 90′ di gioco.
La festa dei giocatori, il nostro sindaco negli spogliatoi, l’allenatore che cerca di mantenere la calma, Braida che salta come un grillo nonostante l’età, la gente fuori che canta e balla. L’emozione e tutta la sua voce si sono trasferite in città, con le strade del centro e Porta Po prese d’assalto dai tifosi che erano rimasti a casa a guardare la partita in tv perchè non avevano creduto nell’impresa. Code di automobili, clacson a tutto spiano (anche le auto vivono di emozioni), fumogeni, grigiorosso ovunque. Poi la notte in piazza del Comune in attesa del pullman della squadra, oltre tremila persone (tantissimi giovani, ragazze e ragazzi) a intonare gli inni della curva sotto il bandierone grigiorosso esposto alle finestre del palazzo. Per molti le lacrime agli occhi (che sono scappate anche a me) ed una felicità che si poteva toccare con mano. Dopo 26 anni la Cremonese e Cremona erano di nuovo tornate in serie A. In piazza c’era chi l’aveva vissuta come me (sinceramente non pensavo di poter di nuovo vedere la mia squadra nel campionato più importante) e chi invece l’accarezzava per la prima volta e che ne aveva solo sentito parlare dal papà o dal nonno. Ora anche questa generazione potrà mettere nella scatola dei ricordi l’impresa del 6 maggio 2022 e tutto quello che succederà da metà agosto in poi. Una festa collettiva, con i giocatori affacciati alle finestre di palazzo Comunale a saltare con la gente in piazza. Uno spettacolo indimenticabile.
Era proprio il 12 maggio del 1996 quando i grigiorossi allora allenati da Simoni si congedarono dal palcoscenico della serie A con la pesante sconfitta (7-1) a San Siro contro il Milan. Era la fine di un ciclo straordinario per la piccola società di provincia che per 13 anni, fra serie A (7 volte) e B, aveva portato i colori grigiorossi a competere contro le big del calcio italiano. Ventisei anni dopo Cremona c’è ancora. Tutto questo grazie agli sforzi economici del Cavaliere Giovanni Arvedi, alle capacità del gruppo dirigente, alla intelligenza dell’allenatore Pecchia (che ci ha regalato pagine di calcio spettacolo), alle qualità tecniche e umane di un gruppo di giocatori (squadra più giovane della serie B) che con il passare del tempo sono diventati una famiglia, al sostegno del popolo grigiorosso.
L’avventura sta per cominciare (in agosto inizia il campionato) e siamo certi che la proprietà farà tutto il possibile per cercare di rimanere nella massima categoria. Noi tutti invece siamo chiamati a dare sempre più voce alle emozioni. Perché una emozione senza voce non è una emozione.
