Quando il governo Rumor fermò l’Italia per l’emergenza energetica…

Giorgio Barbieri racconta la Cremonese e non solo ai tempi delle limitazioni del governo Rumor per affrontare la crisi petrolifera. Era il 1973. 47 anni dopo altre restrizioni, questa volta non per l'energia ma per la salute.

La Cremonese, quando il 2 dicembre 1973 scattò il divieto assoluto di circolazione di auto e moto in tutta Italia durante le giornate festive, giocava in serie C, nel girone B. Era la Cremonese di Mondonico, Cesini, Cassago, Mazzoleri, Minini, Novellino, Finardi, Chigioni, Sironi, Barboglio e del giovanissimo Antonio Cabrini. Allo stadio Zini si poteva andare solo a piedi o in bicicletta. O con il filobus che si fermava a Porta Venezia. Da via Brescia a Via Persico la gente diretta allo stadio era padrona della strada, camminava in gruppo sull’asfalto e non sul marciapiede come di solito. Chi voleva vedere la Cremonese e abitava nei paesi della provincia doveva arrangiarsi con il treno o gli autobus di linea. Il divieto durava per l’intera giornata (da mezzanotte alla mezzanotte successiva), era stato emanato dal governo Rumor in seguito alla emergenza energetica dovuta alla riduzione della produzione del petrolio e all’embargo deciso dai Paesi arabi contro quelli definiti filo-israeliani.

Si chiamava austerity e mise in difficoltà milioni di italiani. I negozi e gli uffici pubblici dovevano anticipare la chiusura: per i primi il limite massimo autorizzato era alle ore 19, per i secondi alle ore 17.30. Anche bar, ristoranti e locali pubblici erano obbligati a chiudere alle 24, mentre cinema, teatri e locali per lo spettacolo potevano rimanere aperti fino alle 22.45, con tolleranza sino alle 23. Anche i programmi televisivi dovevano chiudersi entro le 22.45/23.00.

Lo Zini diventò sempre di più un luogo di ritrovo, per un paio d’ore i cremonesi dimenticavano le restrizioni e l’obbligo di ‘tirare la cinghia’. E la Cremonese in campo ringraziò il suo popolo con quattro vittorie consecutive: 1-0 al Giulianova, 2-1 al Viareggio, 2-0 al Prato, 1-0 al Rmini. Chi non poteva recarsi allo stadio si attaccava alla radio per seguire ‘Tutto il calcio minuto per minuto’, ma chi tifava per una squadra di serie C doveva aspettare la fine della trasmissione per conoscere il risultato della sua squadra. A meno che fosse in schedina.

Il divieto venne abolito nell’aprile del 1974 e sostituito con l’uso delle automobili con targhe alterne, cioè una domenica potevano circolare quelle che avevano l’ultimo numero della targa pari e l’altra quelle che lo avevano dispari. Ma non funzionò e nel giugno dello stesso anno venne abolita anche quella ordinanza.

Sono passati 47 anni da allora, oggi nel 2020 siamo alle prese con una terribile pandemia e le eventuali chiusure e restrizioni che prenderà il governo non saranno per spingere i cittadini a risparmiare ma per salvare migliaia di vite umane. Tempi diversi, uno sforzo diverso. Tutti siamo chiamati a rispettare le regole, con intelligenza e senza isterismi. La salute viene prima di tutto.

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