Pietro Nicola e il sogno del fotogiornalismo: “Raccontare la realtà con le immagini e con le parole”

Pietro Nicola Bonetta, cremonese di 24 anni, sogna di fare il fotogiornalista. La sua mostra 'La force nécessaire' è stata ospitata recentemente dalla Libreria Ponchielli di Cremona.
A 14 anni ha trovato la Cannon del nonno. “L’ho sistemata io”. A 15 il padre, Alberto, gli ha messo al collo una Nikon digitale. “Mi ha accompagnato per tutto il liceo. In quel periodo ho letto quasi tutti i libri di Oriana Fallaci, specialmente quelli sul Vietnam, e non mi perdevo una mostra sull’agenzia Magnum”. Come stupirsi se Pietro Nicola Bonetta, 24 anni, sogna ora di fare il fotogiornalista e di “raccontare la realtà con le immagini ma anche con le parole”?
Diploma al Torriani e laurea in Storia presso l’Università Statale di Milano, gentile, serio, quasi timido dietro gli occhiali, è giovane, giovanissimo ma ha già alle spalle esperienze che fanno ben sperare. A partire dal seminario tenuto da Ivo Saglietti, un ‘gigante’ della fotografia che non ha bisogno di presentazioni, portato dalla sua passione e dal suo mestiere in giro per il mondo, dall’America Latina al Medio Oriente, Africa e Balcani. Tra i numerosi riconoscimenti ottenuti, il premio, nel 1992, del World Press Photo con un servizio su un’epidemia di colera in Perù. “E’ stato per me un vero maestro”. Sotto la guida di Saglietti, Pietro Nicola ha realizzato, l’anno scorso, un reportage sull’emergenza siccità che è stato giudicato tra i migliori proposti dagli iscritti a quel workshop milanese e in seguito pubblicato dal prestigioso sito di informazione InsideOver. “Per portare a termine quel lavoro mi sono messo in contatto con la Coldiretti e gli agricoltori del Cremasco, dove ci sono i fontanili e il problema della mancanza d’acqua si sentiva di più. Poi, con un esperto canoista, sono sceso in barca lungo il Po. E’ stato il mio primo servizio, per quanto piccolo e, per così dire, nel giardino di casa. Mi sarebbe piaciuto anche in queste settimane prendere una cartina e documentare i danni provocati dalla siccità nei paesi delle nostre campagne, ma la pioggia degli ultimi giorni ha, per fortuna, migliorato la situazione”.
Il Primo maggio è partito per Parigi per riprendere le proteste contro l’innalzamento dell’età pensionabile e il governo Macron. “Avevo conosciuto un fotoreporter e l’ho seguito. E’ stato la mia guida. Indossavo maschera antigas, occhialetti da piscina in mezzo alla nuvola dei lacrimogeni e caschetto con la scritta Press. Sono quasi sempre stato a fianco delle manifestazioni, solo poche volte nella zona tra contestatori e polizia”. Tornato a Cremona, non aveva intenzione di pubblicare, in un modo o nell’altro, quegli scatti, ma utilizzarli solo per irrobustire il proprio portfolio. Ha parlato per caso di quella due giorni francese con Franca, la titolare della libreria Ponchielli (tra i cui scaffali ricchi di fascino si reca spesso), e lei, ancor prima di vedere le immagini, gli ha proposto di allestire una mostra, poi intitolata ‘La force nécessaire’, composta da 23 scatti a colori, di grandi e piccole dimensioni. “Ero indeciso, ma alla fine ho accettato”. Se la cava bene con la macchina fotografica ma ci sa fare anche con la penna, come dimostra l’articolo in cui descrive quei momenti “Intanto che il cielo si fa plumbeo, Place de la République si gremisce di persone, striscioni colorati, bandiere rosse, banchetti, paninari, qualcuno che canta in coro, furgoni dei sindacati, caricature di Macron, gilet gialli, ‘soccorristi’ in tuta bianca (sono volontari che presteranno assistenza ai manifestanti feriti), un uomo che si arrampica sul piedistallo della statua della Marianne per appendervi la bandiera del Belgio”. La mostra è stata visitata anche da una comitiva di turisti francesi. “L’hanno apprezzata dicendo che quelle istantanee avevano colto lo spirito della protesta”, riferisce la libraia. Lui, Pietro Nicola, incassa i complimenti restando però con i piedi per terra. “Mi pare di aver capito che quello della fotografia è un mondo complesso, servono fegato e sicuramente tanta fortuna. Quello che mi manca è il metodo. Mi sembra che, oggi, questo lavoro sia un salto nel vuoto: si inizia, poi si vedrà. Comunque, ho già pronto il piano B: conseguire la laurea magistrale e andare a insegnare”. Ma, intanto, studia nuovi progetti e si prepara per un altro coraggioso reportage.
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