Patto con l’infermiere che cura il parchetto dietro via Giordano. Nino: “Un gesto normale e le mie idee di libertà”

Antonino (per tutti Nino) Scalia, 58 anni, infermiere, il protagonista di uno dei nuovi 'patti di collaborazione' stretti dal Comune con cittadini che, di propria iniziativa, svolgono lavori di pulizia e manutenzione degli spazi pubblici nei quartieri in cui vivono.
Ha trasformato un piccolo parco abbandonato in un’oasi verde curata e protetta. E’ Antonino (per tutti Nino) Scalia, 58 anni, infermiere, il protagonista di uno dei nuovi ‘patti di collaborazione’ stretti dal Comune con cittadini che, di propria iniziativa, svolgono lavori di pulizia e manutenzione degli spazi pubblici nei quartieri in cui vivono. Una modalità di cooperazione lanciata nel 2018 e attuata per la prima volta con il gruppo dei giovani del laboratorio Cremona si può che ha ‘adottato’ il passaggio pedonale di via Monti, tra corso Vacchelli e via Bonomelli, periodicamente imbrattato.
Il giardino compreso tra via dei Tigli e via degli Aceri è rinato grazie a lui, Nino. “Era un posto bello e ombreggiato, ma poco conosciuto che andava alla deriva. Ho cominciato qualche anno fa raccogliendo le foglie secche e i rifiuti, ce n’erano di ogni tipo”, ricorda il volontario. E’ una persona gentile e generosa ma riservata. Si intuisce che il recente via libera dato dalla giunta al ‘patto’ gli fa piacere, ma si schermisce, stupito per i riflettori accesi sul suo impegno gratuito. “Quello che faccio lo faccio e basta, per me è una cosa normale”. E’ “una cosa normale” posare intorno e in mezzo alle aiuole, di tasca propria e mettendo a disposizione il suo tempo, vasi di gerani, primule, rose, margherite, che cambia quando appassiscono.
Com’è naturale aver installato sugli alberi, per la gioia dei bambini, sculture di legno o casette e ciotole con l’acqua per merli, gazze ladre e tortore. “Il loro cinguettio e’ un canto che tiene compagnia. Penso a chi vive nelle grandi città e non ha questa fortuna di cui, spesso, noi privilegiati non ci rendiamo conto”. Il primo effetto dell’accordo con il Comune sarà l’assistenza fornita da un agronomo. “Verrà per controllare alcuni rami pericolanti e stabilire se è il caso di potare le piante”.
L’instancabile volontario abita in un condominio accanto all’area verde. I suoi vicini lo conoscono bene e lo sostengono. “Sono contento, scusate il bisticcio di parole, se le persone sono contente: chi mi incoraggia e dà consigli, chi mi aiuta concretamente portando un fiore”. Purtroppo non mancano, anche qui, gesti incivili e vandalismi. Nino ha affisso ai tronchi un foglio:
‘Il parco è di tutti. Anche tuo. Raccogli gli escrementi del tuo cane, aiuta a mantenere la pulizia. Grazie a nome di tutti’. Nonostante l’invito, ha dovuto riempire due sacchi con le deiezioni canine. “Una volta nel giardino è stata buttata spazzatura, un’altra della carta.” Ma è soprattutto una cosa ad amareggiarlo. “E’ sparita per due volte la bandiera della pace che avevo srotolato tra un albero e l’altro. Senza la pace non c’è niente, e poi quel vessillo non è un simbolo di partito, L’ignoranza è davvero una malattia che attraversa tutti i continenti” . Ma non si scoraggia e, anzi, ha già in mente altre iniziative (“Idee in libertà”, le chiama lui) per il ‘suo’ fazzoletto verde. “Ora, con l’inverno e il gelo, è tutto fermo e mi sto limitando a dare del cibo agli uccellini con una retina piena di semini che pende dai rami, Ma con la bella stagione mi piacerebbe, ottenuti i permessi necessari, installare nel parco i dipinti e le sculture realizzati dagli utenti della comunità in cui lavoro”. Non solo. “Se potrò avere a disposizione delle bacheche in compensato, sto pensando di colorarle con i disegni dei bambini del quartiere”.
Un quartiere che. è il caso di dire, gli va stretto. Sì, perché la sua azione si spinge sino a via San Rocco e alla lapide deposta sul luogo dove, è inciso, ‘venne ucciso in combattimento da fascisti il 26 aprile 1945, data della Liberazione della città, il partigiano Bruno Ghidetti, comandante della IV Brigata garibaldina, poi a lui intitolata’. “Sono andato lì anche l’altro giorno: ho portato fiori freschi, messo in un angolo un annaffiatoio per chi vuole aggiungere acqua, deposto un lumino. E cambiato la bandiera italiana, che si era sporcata. Qualcuno mi ha chiesto: quel signore è un suo parente? Lo è spiritualmente, ho risposto. Io sono dell’ANPI anche se, in realtà, da un paio di anni non sono più iscritto all’Associazione partigiani. Ma ce l’ho nel cuore”. Un cuore grande.
