“Non abbiamo fatto solo le pulizie, abbiamo anche cercato di portare speranza”

"Siamo l'ultimo gradino della piramide". Ma stavolta non è stato così. Accanto ai pazienti Covid, c'erano anche loro: gli addetti alle pulizie dell'ospedale. Gilberto Bazoli ha parlato con la responsabile Cristina Preti.

Quasi si schermisce: “Siamo l’ultimo gradino della piramide”. Ma stavolta non è stato così. Perché, con il personale sanitario, accanto ai pazienti Covid c’erano anche loro: gli addetti alle pulizie dell’ospedale. Con le loro ramazze e i loro stracci, ma anche con la capacità di portare lampi di speranza nella sofferenza e nella solitudine.

In tutto i dipendenti dell’unica cooperativa che si occupa di questa attività al Maggiore sono 115, una trentina gli uomini, il resto donne. Metà italiane, metà straniere, albanesi, romene e provenienti da vari paesi dell’Africa. Il loro referente è Cristina Preti, 46 anni, dal 2005 all’ospedale. “Stiamo tornando, piano piano, alla normalità. Abbiamo sanificato alcuni reparti, altri attendono di esserlo. E’ un lavoro lungo e complesso, va fatto da cima a fondo, bisogna prestare attenzione ai dettagli”. Bardati da capo a piedi come i medici e gli infermieri, questi lavoratori sono entrati e continuano ad entrare nelle stanze dei contagiati. “Ho visto i morti e la chiesa piena di bare”, dice Cristina. “Piangevo quando un degente non ce la faceva, come piangevo se un altro veniva estubato e poteva parlare con i parenti attraverso il tablet”, ha raccontato alla France-Presse Fatu Traore, della Costa d’Avorio. E la sua collega Manuela Scuto, cremonese: “Non facciamo solo le pulizie. ma doniamo una parola di conforto ai pazienti che ne hanno bisogno perché a volte i medici e gli infermieri sono talmente presi che magari possiamo aiutarli in questo. Certi malati erano disorientati, non sapevano neppure dov’erano”.

Cristina è stata il punto di riferimento delle componenti di questo piccolo esercito silenzioso. “Ho visto alcune di loro sconfortati, le ho visti in lacrime dopo essere state in terapia intensiva o in chirurgia e medicina. Li spronavo: ragazze, ce la faremo. Era difficile tirarle su di morale. Ma ci siamo aiutate l’una con l’altra, nel bene e nel male, anche discutendo. Abbiamo tirato fuori il meglio da ognuna di noi, lasciando alle spalle i dissapori e cercando di impegnarci tutti insieme”. Cristina incoraggiava le colleghe, ma infondeva coraggio anche a se stessa. “E’ stata dura, ho avuto paura. Paura anche di tornare a casa, di portare il virus in famiglia. Mi sentivo più sicura in ospedale”. Dove il rischio era comunque alto: alcune lavoratrici di questo settore, 4-5, sono state infettate, anche se non hanno avuto bisogno del ricovero. La dedizione di queste donne e di questi uomini è stata ripagata. “Come quella notte, al pronto soccorso, all’inizio dell’emergenza: un signore era seduto in sala d’attesa. Stavo pulendo e gli ho detto: l’importante è lavorare con il sorriso. E lui mi ha risposto non proprio con un sorriso ma qualcosa che gli assomigliava. Un’altra volta eravamo in pausa nell’atrio dell’ospedale a bere un caffè. Una signora, che aveva portato i vestiti al marito, ci ha visto e ha voluto offrircelo. Una scena magari stupida ma, per me, bella”. Però il regalo più apprezzato è stato un altro e Cristina ne parla con orgoglio. “Voglio dirlo: questa volta non ci siamo sentite invisibili, trascurate, nell’ombra. Al contrario, abbiamo ricevuto un grosso appoggio dai medici, dagli infermieri, dalla direzione dell’ospedale. Abbiamo fatto parte di un ingranaggio che girava bene. Ringrazio veramente di cuore, dal primo all’ultimo, tutti i dipendenti della cooperativa”.

La ripartenza, nei reparti e nelle piazze, è cominciata, ma Cristina va con i piedi di piombo. “E’ una cosa positiva tornare alla normalità, ma chi non ha vissuto quello che abbiamo vissuto noi non può capire. Ho ancora paura e, per il momento, al ristorante non mi sento di andarci. E’ giusto uscire di casa, ma con prudenza, altrimenti invece di andare avanti, si corre il pericolo di tornare indietro. Anche se lo dice una che non è un medico ma l’ultimo gradino della piramide”. Non più.

Cristina Preti all’opera
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