Mara, la sposa di Medea: “Ho 31 anni e sono guarita dal cancro. Fate i controlli e sorridete perché c’è sempre chi sta peggio”

Mara Galvani, 31 anni, commessa, è stata una delle modelle della sfilata di Medea (l'associazione che assiste i malati oncologici) organizzata durante la 'Cena dei 500' alle Colonie Padane per finanziare il progetto 'Nutrimenti' a sostegno dell'assistenza domiciliare ai pazienti debilitati da patologie gastrointestinali.

Ha solo 31 anni e un sorriso radioso. Non si potrebbe mai immaginare l’infinita scia di dolore che c’è stata dietro la sua giovane età e i suoi occhi splendenti: il cancro, l’operazione, la chemioterapia, la radioterapia, la lunga convalescenza. Una prova affrontata con un coraggio da leone. “Sì, si può dire che sono guarita”. Mara Galvani, commessa, testimonial di Medea (l’associazione che assiste i malati oncologici), lancia un messaggio alle altre donne: “Fate i controlli, non aspettate”.
Anche sua zia, Alessandra, ha avuto il tumore al seno. “Quando l’hanno scoperto, i medici hanno voluto fare gli esami genetici alla mia famiglia – racconta Mara -. Sia io che mia sorella, Gaia, siamo risultate positive. Da quel momento abbiamo dovuto sottoporci ai controlli. A cavallo tra l’uno e l’altro ho sentito un nodulo al seno sinistro. E’ stata fatta la biopsia: era il 13 dicembre 2021, la festa di Santa Lucia. La prima di una serie di date che non dimenticherò mai anche perché coincidono con ricorrenze particolari. Mi hanno detto che per i risultati avrei dovuto attendere gli inizi del 2022. Invece sono arrivati pochi giorni dopo, il 22 dicembre: era un tumore maligno”. La sua vita è cambiata radicalmente. “Il 22 febbraio, il compleanno di mia sorella, sono stata operata all’ospedale di Reggio Emilia dove c’è un reparto avanzato per i tumori al seno. Un intervento lungo, c’erano altre masse tumorali che gli esami non avevano evidenziato. Mi sono stati tolti 17 linfonodi all’ascella sinistra perché erano stati intaccati anche quelli e, per prevenzione, è stato svuotato pure il seno destro”.
Dopo il ricovero, durato sette giorni, le cure, a Cremona, al Maggiore. “Sedici chemio, le prime 4 pesanti, dopo ho fatto delle punture, anche quelle toste, di globuli bianchi. Le sedute duravano due ore, quelle iniziali anche quattro. Ho sempre avuto una nausea forte. Dopo la prima terapia, la nausea è andata avanti per 4-5 giorni. Faceva la chemio con me anche mio nonno, Gianmario: ci incoraggiavamo l’un l’altra, anche lui non si è mai abbattuto. Ma non ce l’ha fatta, è mancato il 17 luglio scorso”. La convalescenza di Mara si è protratta per due mesi. “Nella sfortuna ho avuto la fortuna che mia mamma, Deborah, è infermiera e mi ha aiutato un sacco. Non smetterò mai di ringraziare anche mia sorella che mi è sempre stata accanto accompagnandomi alle terapie. Mio papà era via per lavoro, ma si accertava costantemente delle mie condizioni di salute”. Anche gli inizi del periodo a casa non sono stati facili. “Specialmente le prime due settimane, con i drenaggi. C’era anche da fare la ginnastica, che, detta così, sembra una cosa semplice ma, in realtà, è pesante perché bisogna usare sempre il muscolo pettorale, anche per alzare una tazzina di caffè. Amo leggere, romanzi fantasy e anche gialli. Questa passione è stata un grande sostegno: un libro lo finivo in uno o due giorni, anche perché non c’era nient’altro da fare. Ho sempre trovato medici e infermieri molto disponibili, presenti ogni volta che avevo bisogno. Anche le mie amiche mi sono state vicine, c’era chi mi scriveva tutti i giorni e una di loro, Monica, veniva a farmi visita portando album da colorare perché muovessi le braccia e accompagnandomi fuori, in giro. Durante la chemio sono andata ai concerti di Elisa, Marco Mengoni e all’Arena per le musiche degli anni ’60 e ’70”. In quel periodo ha provato anche a tornare al lavoro. Avevo voluto ricominciare nel luglio 2022 ma ho dovuto interrompere e restare a casa a causa dei problemi al cuore”.
Mara si guarda indietro. “All’inizio ero davvero arrabbiata, mi chiedevo: perché è capitato proprio a me con tutte le persone cattive che ci sono? Sono arrivata a una conclusione: probabilmente era successo a me perché potessi capire la differenza tra le cose che contano davvero e quelle futili. Ora per me sono più importanti, ad esempio, gli affetti. Come pure il sorriso: bisogna sorridere di più ed essere meno imbronciati perché c’è sempre chi sta peggio e, magari, non ce la fa”. La malattia le ha permesso di scoprire un’altra se stessa. “Non mi aspettavo di avere tutta questa carica, ero una debole, in senso buono. In famiglia era mia sorella minore, che ha 29 anni, la più forte, io stavo sempre un passo dietro lei. I miei si sono complimentati con me perché anche loro non sospettavano che reagissi in questo modo ma pensavano che mi abbattessi, che mi rinchiudessi in un angolo. Quando però ci si è dentro, una tira fuori tutte le risorse che ha”. Sono stati molti i momenti difficili che ha dovuto affrontare. “Il peggiore è stato quando mi hanno informato che con la chemio avrei perso i capelli. ‘Dio mio, rimarrò senza la mia lunghissima chioma’, mi sono detta. Dall’ospedale mi hanno dato una parrucca, che però era scomoda, prudeva, con il caldo non la sopportavo. L’ho messa solo un paio di volte, per i compleanni o le cene. Usavo le cuffiette colorate, i foulard. Ma quando ho cominciato a stare male per la chemio, i capelli sono passati in secondo piano. Alla fine giravo calva, ma prima non volevo uscire di casa perché avevo vergogna. Ecco un’altra cosa importante: non bisogna mai vergognarsi”.
Mara andava e veniva dal day hospital oncologico del Maggiore. “Un giorno ho visto la porticina di Medea e ho scoperto che mia zia conosceva già, attraverso Anna e Nicoletta, l’associazione. Quando si è cominciato a parlare della sfilata alle Colonie padane, mi ha proposto di partecipare. Mi sono presa un attimo di riflessione, ma solo perché avrei dovuto farlo davanti al pubblico. Alla fine ho accettato volentieri”. ‘La ‘Cena dei 500’, si chiamava così la serata magica andata in scena il primo settembre, il cui ricavato è stato destinato a finanziare il progetto ‘Nutrimenti’ per l’assistenza domiciliare ai pazienti debilitati da patologie gastrointestinali. “Indossavo un abito da sposa, sono single, non si sa mai…”, scherza. “Al mio fianco mia zia, con un vestito elegante da damigella. Io ero emozionata, lei si è messa a piangere. C’era una modella, ex malata oncologica, più giovane di me, Vittoria, 18 anni”. Prima della sfilata una simpatica gag. “Bisognava scendere i due scalini che portavano alla passerella. Il sindaco Galimberti doveva aiutarmi a farlo ma (erroneamente indirizzato, ndr) ha scambiato persona e si è avviato verso mia zia, che a quel punto gli ha detto di aspettarmi. Poi tutto si è chiarito e il tempo è volato via. Ho accolto l’invito di Medea perché desideravo mandare un messaggio alle ragazze: i controlli vanno sempre fatti. ‘Oddio, ho un nodulo, ma sì, non sarà niente’, è questo che si pensa solitamente. Invece non bisogna sottovalutare la cosa e non abbattersi mai. La mia fortuna è che facevo i controlli ogni 6 mesi e che, grazie a questo, mi hanno preso in tempo e salvato la vita. Conoscendo Medea si capisce di non essere sole, che ci sono altre donne passate attraverso quello che hai passato tu. Questo aiuta”. Mara è reduce dalle vacanze in Spagna, ad Alicante, e ha ripreso il suo lavoro di prima. “Anche lì sono stati premurosi con me”. E adesso? “Adesso sto bene, sono molto serena. Tengo monitorato il cuore e ogni mese ho la visita oncologica. Ah, sì, quasi dimenticavo: a ottobre mi opereranno di nuovo, ma sarà un intervento puramente estetico”. E par che dica: in confronto al resto, sarà una passeggiata. Poi regala un altro dei suoi sorrisi.

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