Il dono degli organi? Gianfranco ha un rene nuovo e gareggia in bici: “Il trapianto è vita”

All'Ufficio anagrafe del Comune è stato installato un nuovo monitor per sensibilizzare i cittadini sulla donazione degli organi, su cui è possibile esprimere la volontà nel momento del rinnovo della carta d'identità.

Un altro passo per l’Aido: all’Ufficio anagrafe del Comune è stato installato un nuovo dispositivo multimediale, a cura dell’associazione, per un’attività di informazione e sensibilizzazione sempre maggiore sulla donazione di organi, tessuti e cellule. All’atto di rinnovare la carta d’identità, è possibile esprimere la propria volontà sulla donazione. “In Italia, su 9.000 pazienti in attesa di un organo, 500-600 non arrivano al trapianto e mancano prima. C’è carenza di consensi. Da noi stiamo andando abbastanza bene”, spiega Monica Baldini, presidente del gruppo Aido Cremona. Il presidente provinciale, Francesco Pietrogrande, entra nel dettaglio: “In provincia su 20.661 dichiarazioni raccolte, 14.843 persone hanno detto di sì, pari al 71,8 per cento. La percentuale è il 75,2 in città”. L’importanza del lavoro svolto dall’associazione emerge con prepotenza dalle testimonianze dei trapiantati. Come quella che segue.
23 novembre 2012: “Alle 10 di sera, mentre ero in casa tranquillamente con la mia famiglia, un infermiere mi chiama dall’ospedale di Cremona: ti aspettano a Brescia, c’è un rene per te”. Dal mattino dopo per Gianfranco Minuti. 56 anni, operaio di San Daniele Po, socio Aido, è cominciata un nuova vita: quella di trapiantato: “Una vita normale, come quella di prima. E tutto questo grazie al donatore senza nome che mi ha salvato”. Sino a 24-25 anni Gianfranco è sempre stato bene. “Ma durante una visita si scoprono tracce di sangue nelle urine. Da altri accertamenti salta fuori che c’è un problema di nefropatia, che a lungo andare può portare i reni a raggrinzirsi e smettere di funzionare. Ma al momento non sembra nulla di grave. Continuo a lavorare e ad andare in bicicletta, la mia passione: dal 1990 ho gareggiato nelle squadre amatoriali, me la cavavo, al mio attivo ho una vittoria e diversi piazzamenti”. Dopo vari anni, la svolta imprevista. “Nel 2010 la malattia si ripresenta in forma un po’ più seria. I reni sono abbastanza compromessi. Aspetto un po’. Poi, all’inizio del 2010, comincio la dialisi”. Due volte la settimana, quattro ore a seduta, così per un paio d’anni. “Nel frattempo mi metto in lista per il trapianto. Potevo proseguire con la dialisi, ma con tre sedute la settimana invece di due. Diventava pesante. Ripeto: sarebbe stato possibile continuare, non però all’infinito”.
L’attesa di un organo termina quel sabato di fine novembre, quando arriva la telefonata sulla disponibilità del rene. “In quegli istanti ho provato sentimenti diversi, un misto di sorpresa e felicità. Poi ho pensato al donatore, purtroppo deceduto. La vita è così, nella sofferenza può esserci anche la gioia” La sera stessa si presenta al Maggiore. “Faccio una dialisi di tre ore in modo che il sangue sia buono in vista dell’intervento. Ricordo che di turno c’era il dottor Rosario Ariano”. Da Cremona, sempre quella sera, Gianfranco corre a Brescia, agli Spedali Civili, e viene ricoverato all’ottavo piano, sede del Centro trapianti. “Durante la notte mi sottopongono ad altri piccoli esami. Il giorno dopo, alle 10, entro in sala operatoria”. E’ il 24 novembre. “Il trapianto dura quattro ore circa. Vengo portato in Terapia intensiva, i primi momenti i medici mi stanno addosso. Le mie condizioni sono subito buone anche se, un po’ per via dell’anestesia, la domenica successiva all’intervento è tribolata. La degenza dura venti giorni perché arriva una febbriciattola che non passa. Torno a casa dopo tre mesi”. Ora ha tre reni, i suoi, che non funzionano, e quello del donatore. “Ho cercato di sapere chi è, mi piacerebbe portare un fiore sulla sua tomba, Da quello che mi hanno detto, è intorno ai 40 anni”.
Gianfranco ha ripreso la sua vita. “La famiglia, gli amici, il lavoro, lo sport. E, naturalmente, i controlli periodici: l’ultimo tre mesi fa. L’anno scorso il rene ha fatto un po’ di capricci, ma vado avanti”. Anche in sella alla sua bicicletta, come avveniva prima. “Partecipo di nuovo alle gare. Come la maratona delle Dolomiti o la Nove Colli di Cesenatico, aperta a tutti: diecimila partenti, 130 chilometri, cinque salite. Una bella faticata. Mi iscriverò ai giochi nazionali dei trapiantati, in programma a giugno, a Milano. Ci sono varie discipline, compreso il ciclismo”. Dopo il trapianto Gianfranco è diventato socio Aido. “Fa un lavoro eccezionale di informazione sul bisogno di organi. La gente deve sapere che si può dire di diventare donatori all’atto di rinnovare la carta d’identità. Ci sono persone che grazie a questo tornano alla vita normale. Io sono una di quelle persone”.

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