I ragazzi non vanno a teatro? Marco, universitario, abbonato alla Lirica: “Al Ponchielli molti giovani. Sono linfa vitale”

Marco Olzi, 26 anni, diploma al linguistico Manin, iscritto alla Bocconi, è la smentita vivente del luogo comune secondo cui i giovani non sarebbero attratti dal bel canto.

Folgorato dal melodramma. “Da quanto tempo sono abbonato al Ponchielli? Ho perso il conto: ormai 4 anni”: Marco Olzi, 26 anni, diploma al linguistico Manin, iscritto alla Bocconi, è la smentita vivente del luogo comune secondo cui i giovani non sarebbero attratti dal bel canto.
“Il mio amore per il teatro è sbocciato alle medie. La nostra professoressa di musica ci faceva fare prove di canto e preparare finte torte nuziali che venivano utilizzate  sul palco”, ricorda. E’ poi arrivato il passaggio al liceo. “Durante quel periodo ho approfondito il mio interesse per il teatro e, in particolare, per la prosa. Ho anche partecipato a ‘Diritto di critica’, un progetto molto importante per me. Un giorno ho visto la Madame Butterfly e da allora mi sono concentrato sulla lirica. Penso che con le sue melodie riesca ad esprimere un pathos maggiore rispetto alla prosa, per quanto affascinante essa sia”. L’opera che preferisce è l’Aida. “Quando, nell’atto finale, Radamès e Aida muoiono insieme, si toccano vette, livelli emotivi che la prosa fatica a raggiungere, O forse sono io un romantico”. Marco si definisce un verdiano di ferro. “Ho un debole per il grande maestro. Non solo per i suoi lavori più conosciuti, il Nabucco e tutti gli altri, ma anche per quelli minori, come Un giorno di regno, l’unica sua ‘non tragedia’. All’epoca fu un flop, ma a me piace molto”.
Trattenuto a Milano dai suoi impegni, non era tra il pubblico della Traviata delle polemiche (la ‘Traviata transessuale’, com’è stata definita), ma una sua opinione ce l’ha. “Ho notato che si sono formate fazioni contrapposte: chi la difendeva e chi la attaccava. Secondo me, rappresentava un fatto importante: il disagio di alcune persone rispetto al proprio corpo e ciò che sentono interiormente. Ma forse alle volte questo messaggio non è passato. Del resto, la platea cremonese non è probabilmente attenta a queste tematiche, anche se questo non significa che sia una platea retrograda. L’idea era buona ma, ripeto, non è stato del tutto trasmesso un concetto, a mio avviso, condivisibile perché penso sia giustissimo dare a tutti l’opportunità di esprimere in generale se stessi e i propri sentimenti profondi”. Olzi ha invece ammirato e applaudito il Don Giovanni di Mozart. “Uno spettacolo stupendo e ancora più coinvolgente perché ero in seconda fila, quasi sotto, dentro il palco. Per quanto riguarda la lirica, il cartellone del Ponchielli è ben fatto, ben curato – non che prima non lo fosse – e ritengo si sia compito un salto di qualità”. A teatro Marco non ci va da solo. “E’ bello condividere la stessa passione con gli altri. E’ stato uno dei miei amici, si chiama Marco anche lui, a contagiarmi con l’amore per la musica classica. Ricordo che mio nonno materno aveva diversi cofanetti”. Lo studente della Bocconi, che è anche consigliere comunale e capogruppo di maggioranza nel suo paese (Piave San Giacomo), ha conseguito la laurea magistrale in Scienze politiche all’Università di Pavia ed è ora iscritto a un Master di secondo livello in Management per la sanità, che si concluderà a maggio 2023, per poi puntare a lavorare in questo settore. “Penso sia un modo per fare del bene agli altri”. Ha un altro sogno nel cassetto: “Andare alla Scala e all’Arena di Verona”. Allo stesso tempo non disdegna la musica commerciale. “Spesso mi tiene compagnia in treno, così il viaggio diventa più breve. O anche in palestra”. Ma al primo posto resta sempre lei, la lirica. “Dico che con l’opera mi pulisco le orecchie. L’ascolto anche durante le lunghe passeggiate in campagna. Ma non mi sento un’eccezione, una mosca bianca. Quando entro al Ponchielli, mi guardo intorno e vedo molte teste colorate con i capelli, tanti giovani come me, cremonesi e no. Spero siano una linfa vitale per il teatro”.

Marco Olzi
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