I nonni rispondono agli studenti: “Con le vostre lettere ci siamo sentiti meno soli”

"Una bella storia di incontro tra generazioni e adozioni al contrario, una rivoluzione della solidarietà", il commento di Francesco, tramite tra i ragazzi del Torriani e gli anziani di Villa Parma.

A parti invertite: stavolta i mittenti sono gli anziani e i destinatari i ragazzi. Nel mezzo dell’epidemia 24 studenti della Seconda B informatici dell’IIS Janello Torriani avevano cominciato a inviare una mail al giorno agli ospiti di ‘Villa Parma’, storica casa di riposo della città emiliana dov’erano barricati a causa del virus. Un modo, quelle parole, per portare un po’ di sollievo e rompere l’isolamento. Ora sono arrivate le risposte dei nonni agli studenti.

La prima è di Angelo, un vivace signore curioso di tecnologie e notizie dal mondo. Ha scritto il suo messaggio con un tablet e l’ha spedito via Whatsapp a Francesco Pattini, volontario della Comunità di Sant’Egidio e tramite tra Josita Bassani, l’insegnante di italiano e storia del Torriani che ha avuto l’idea del ‘gemellaggio’, e il personale di ‘Villa Parma’,  che ha poi provveduto a smistare la posta ai degenti. Scrive Angelo: “Io sono un giovane di 77 anni, vivo in questa casa dopo essere rientrato 5 anni fa dal Venezuela per motivi di salute, adesso superati. Sono contento di avere seminato ricordi, belli e brutti, che ora mi accompagnano. Ti suggerisco di creartene anche tu perché ti consoleranno molto più avanti. Non mi annoio perché mi dedico a costruire oggetti (che piacciono) da rami che raccolgo nel parco e da materiali di recupero. Vivo il mio tempo. Anch’io sono in clausura, senza poter andare al mercato del sabato, che mi diverte. Non vedo la televisione perché mi fa rimbecillire, preferisco la lettura. Anch’io avevo la passione della cucina, lo considero un passatempo rilassante e creativo”. Angelo continua dispensando consigli alla sua giovane interlocutrice. “In quanto al rancore che ti assilla, te ne darò una definizione: ‘E’ un veleno che tu ti prendi con la speranza che faccia male agli altri’. Pensaci perché farà male solo a te stessa. Se studi o conosci lo spagnolo, potrei esserti utile. Intanto ti saluto, anche tua madre e la tua prof”.

C’è poi la commovente lettera di Antonia. Da quando, tempo fa, ha avuto un ictus, tutto per lei è un po’ complicato. Ad esempio, non riesce a scrivere e, a volte, non ce la fa a prendere la cornetta per rispondere. Così ha detto al telefono a Francesco cosa voleva far sapere allo studente in corrispondenza con lei. “Ti ringrazio per la tua dolcezza e la fedeltà che hai dimostrato verso una povera signora anziana. Noi non ci conosciamo personalmente ma dalle tue parole e dai tuoi modi ho capito che sei un ragazzo sensibile e buono. Grazie perché con le tue lettere mi fai sentire meno sola in questo momento difficile in cui ci sentiamo tutti come detenuti. Chi lavora qui fa fatica e alcuni sono ammalati, ma fortunatamente non di coronavirus. Per fortuna è tornata Cinzia, una cara ragazza che sta facendo tirocinio come animatrice ed è riuscita a portarmi nella stanza di una mia amica per parlare un po’ con lei. Non ci andavo da 3 giorni!”. “Chissà se potremo vederci anche noi – si augura Antonia -. Ti mando un grande abbraccio e, visto che mi porti un po’ di mondo esterno qui dentro, spero di leggere presto una tua nuova lettera. Ti voglio bene”.

Altri anziani, come Carmen e Giuliano, non riescono a scrivere per problemi alla vista o alle mani, per cui anche loro si sono rivolti a Francesco per fargli sapere “di essere stati molto contenti di questa amicizia a distanza che ci ha permesso di rimanere, almeno in parte, in contatto con l’esterno”. “In questo periodo di chiusura (che permane per gli ospiti delle strutture protette) – commenta il volontario della Comunità di sant’Egidionon si sono sentiti abbandonati ma hanno trovato forza e speranza nelle parole dei ragazzi che li hanno adottati come nonni. E’ una bella storia di incontro tra generazioni e adozioni al contrario, una rivoluzione della solidarietà che si è sprigionata davanti alle difficoltà dei più deboli. Gli anziani, infatti, sono stati e sono tutt’ora la categoria più colpita dal virus. Manca una cultura dell’anziano, una cultura di cui c’è bisogno per una vita più dignitosa fino alla fine”. Per questo la Comunità di sant’Egidio ha lanciato l’appello ‘Senza anziani non c’è futuro’, primo firmatario Andrea Riccardi. ‘Crediamo – vi si legge – che sia necessario ribadire con forza i principi della parità di trattamento e del diritto universale alle cure. Esprimiamo il dolore e la preoccupazione per le troppe morti di anziani in questi mesi e auspichiamo una rivolta morale perché si cambi direzione nella loro cura, perché soprattutto i più vulnerabili non siamo mai considerati un peso o, peggio, inutili”.

E’ tempo di bilanci anche per la professoressa Bassani. “Ho visto nella mail dei miei studenti, da un lato, le loro difficoltà e, dall’altro, gli elementi che li hanno salvati dalla paura durante l’emergenza: la musica, lo sport per chi poteva allenarsi nel giardino di casa, le serie tv. E ho visto le risorse che questi ragazzi hanno, la loro volontà di non abbattersi. Qualcuno ha raccontato cose di sé, come le vicende legate all’immigrazione, di cui non aveva scritto nei temi”. Ma il rapporto non è finito. “Dall’altra parte, la comunità di questi anziani, può arrivare tanta saggezza. Si è creato un ponte tra generazioni che deve continuare”. Da qui un altro bel progetto: “Far incontrare gli ospiti di ‘Villa Parma’ e gli studenti, un pranzo, un momento tutti insieme, alla ripresa dell’anno scolastico e quando saremo tornati alla normalità. Passare da relazioni virtuali a un piano di realtà: sarebbe suggellare questo scambio”. 

“Caro nonno ti scrivo…”, una mail al giorno dai ragazzi del Torriani agli anziani di Villa Parma

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