Guido, ricerca storica e provocazione a Radio Deejay: “La favola delle buonanotte della nonna erano i viaggi di Colombo”

Guido Damini, 27 anni compiuti da poco, diploma allo scientifico Vida e laurea cum laude all'Università Statale di Milano, ogni lunedì, alle 7 del mattino, si collega con Radio Deejay e parla, con il suo stile, di un evento storico accaduto in quel giorno.
“La favola della buonanotte di mia nonna erano i viaggi di Cristoforo Colombo”. Come stupirsi se Guido Damini, 27 anni compiuti da poco, diploma allo scientifico Vida e laurea cum laude all’Università Statale di Milano, ha poi coltivato la passione per la storia? Sino a diventare egli stesso uno studioso (“Uno storico da bar”, si schermisce lui), anche se particolare, unico nel suo genere: ai dettagli maniacali delle sue ricerche aggiunge una naturale dose di ironia, irriverenza, provocazione. Il risultato di questo mix originale è una narrazione spassosa, sempre in bilico tra precisione scientifica e spettacolo, che lo hanno già portato sotto i riflettori e dietro ai microfoni di Radio Deejay.
Un’avventura cominciata con il maxi quadro (1.20×1.20 centimetri) in cui Damini ricostruiva la battaglia di Lepanto (già, perché è anche un bravo disegnatore) animandola con i volti delle persone che gli avevano inviato una propria foto. “Tra loro c’erano anche Andrea e Michele, le voci cremonesi dell’emittente milanese. Si sono visti ritratti e mi hanno contattato, così è nato il nostro sodalizio”. Ogni lunedì, alle 7 del mattino, Guido si collega con la radio e parla, con il suo stile, di un evento storico accaduto in quel giorno. “Lunedì scorso ho descritto la salita al trono di Alessandro Severo, l’imperatore mammone. La settimana prima? Scusate, ma non me lo ricordo”.
Ma il vero punto di forza sono i podcast realizzati sempre con il marchio Radio Deejay: dieci puntate, di mezz’ora ognuna, intitolate ‘E anche oggi… si vince domani. Le Caporetto degli altri’. “Caporettto è stata la disfatta italiana per antonomasia – spiega l’autore -. Ma anche gli altri Paesi hanno subito batoste indimenticabili, solo che si tengono giustamente i loro scheletri nell’armadio”. Dove “scheletri” sta per battaglie, ora riscoperte e messe in scena con un ritmo incalzante, dallo scontro di Crecy (Francia) all’ecatombe di Midway (Giappone), dal disastro di Tanga (Inghilterra) al fuoco amico di di Karansebes (Austria). La narrazione, come detto, viene alleggerita da battute fulminanti che, spesso, riportano all’attualità strappando, qui, un sorriso, e, là, risate a crepapelle. Come, solo per fare alcuni esempi, questa digressione a proposito della battaglia di Marignano: “Ci fu un tempo in cui il principale export della Svizzera era la carne, non quella di manzo, ma quella dei suoi mercenari”. O questa (Crecy): “Soltanto di cilecche francesi ce ne sarebbero abbastanza per farci una serie a parte”. O quest’altra ancora (Legnano): “Per parlare di una Caporetto tedesca sarebbe troppo telefonato, e deprimente, tirare fuori dal cilindro Stalingrado”.
Dietro a ogni podcast c’è un’accurata preparazione. “Raccolgo le fonti e leggo tutto ciò che è stato pubblicato in materia. Durante questa fase cerco, sotto la doccia, le parti più curiose e qualche aneddoto. Se non ce ne sono, invento parallelismi. il che è sempre divertente. Poi mi metto a scrivere. La chiave è prendere gli stereotipi di un popolo, stereotipi che sono sempre veri. Qual è stata la battaglia più semplice da analizzare? Quella di Little Bighorn perché riassume perfettamente una storia drammatica e allo stesso tempo comica: il personaggio in ascesa, il generale Custer, a cui poi va tutto male e che cerca un riscatto, ma gli va di nuovo male. La battaglia di Lepanto, invece, è stata un parto perché di quella data conoscevo tutto, letteralmente tutto, e ho dovuto tagliare il testo con il machete. E’ proprio vero che meno sai e più scrivi meglio”. Sono gustosi anche i brevi fuori onda con la voce della coautrice, Viola Afrifa, “Non sapevo che fossero registrati: rappresentano l’uditorio, il pubblico”. Tra i clamorosi insuccessi messi a nudo non ne figura una che Damini conosce da sempre, quella di Canne, Roma umiliata da Cartagine: “La raccontavo alle elementari”.
Il bambino con già nelle vene la passione della storia ha in programma di tornare dopo l’estate con la seconda serie di podcast, stesso tema ma con una variazione: ‘Le Caporetto degli altri. Anche i grandi si sbagliano’. “Vale a dire, le figuracce dei condottieri più osannati, come Giulio Cesare o Napoleone”. Ma prima d’allora sono in calendario altre due uscite ravvicinate, cremonesi entrambe “Una lezione, domenica 26 marzo, nell’ambito della manifestazione Formaggi & Sorrisi, sui diecimila anni di alleanza tra uomini e bovini, e l’esposizione, in Galleria XXV Aprile, di un mio grande poster per Oba, la start-utp che si prefigge il benessere degli animali”.
Il sogno del giovane, vulcanico studioso è fare della ricerca storica il suo mestiere: “Se mi diverto? Certo, so di essere stato toccato per questo. La mia piccola rivoluzione sarebbe essere retribuito e fare una vita dignitosa. In particolare, mi piacerebbe produrre documentari da esportare all’estero. Un’altra prova della disfatta italiana è che compriamo dagli altri Paesi documentari che raccontano la nostra storia”. Senza, guardando sempre al futuro, dimenticare il disegno, il suo secondo amore. “Se mai dovessi pubblicare libri, saranno libri illustrati. Illustrati da me”. Ovviamente.
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