Giorno del ricordo, con il maestro Mario la memoria di una storia che non va taciuta

Mario Ive, profugo dall'Istria, è stato alla guida del Comitato provinciale dell'ANVGD (Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) dal 1974 alla sua morte, il 7 maggio 2019.
Non ha mai dimenticato la sua terra e la tragedia che lo costrinse a lasciarla. Mario Ive, profugo dall’Istria, è stato alla guida del Comitato provinciale dell’ANVGD (Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) dal 1974 alla sua morte, il 7 maggio 2019. Aveva 95 anni. Nel ‘Giorno del ricordo’, la commemorazione degli italiani uccisi e gettati nelle foibe dalle squadre di Tito, Marinella Ive, 68 anni, insegnante di Scienze in pensione, ha scavato nella sua memoria e spulciato tra i documenti per esaudire la richiesta di ricostruire la vita del padre, quella di là e quella di qua dell’Adriatico.
“E’ nato a Pola il 4 maggio 1924. Aveva un diploma di maestro elementare. Durante l’occupazione tedesca lavorò, come molti altri, per la Todt (la grande impresa tedesca, ndr). Sapendo, alla fine della guerra, che non avrebbe potuto restare in patria, scelse come sede Crotta d’Adda, dove si trasferì nell’ottobre del 1946. Non rammento con precisione, ma gli aveva parlato di Crotta un suo amico”. Un anno dopo, ai tempi dell’esodo di massa, lo raggiunsero i genitori e due sorelle. Il maestro si trasferì a Cremona negli anni Sessanta. Nel frattempo aveva conosciuto la futura moglie, Gabriella Ferlenghi, insegnante elementare come il marito, spentasi l’estate scorsa quando mancava una settimana al compimento (anche lei) dei 95 anni.
Si può dire che il Comitato provinciale dell’ANVGD sia nato il 1° luglio 1945 con l’arrivo a Cremona da Zara di Mario de Vidovich. I primi esuli erano stati ricoverati presso l’ex asilo Martini, dove una targa rende loro omaggio. Nel 1955 l’ex Iacp costruì a Borgo Loreto 7 palazzine con 140 appartamenti per gli sfollati in un altro centro di raccolta, quello di via Villa Glori. Complessivamente, i rifugiati passati da Cremona sono stati tremila, dei quali 985 sistematisi in città e provincia.
Il Comitato si prendeva cura delle loro necessità, dalla richiesta dei documenti di guerra alla domanda per l’assegnazione degli alloggi, ma a metà degli anni Settanta entrò un po’ in crisi. “Mio padre, prima come commissario, poi da presidente eletto, venne chiamato per riorganizzarlo”. Tra le varie iniziative messe in piedi da lui e dai suoi collaboratori spicca la pubblicazione del ‘Fogoler istrian’, un foglio che usciva quattro volte all’anno, nei giorni del patrono di Pola (San Tommaso), Fiume (San Vito), Zara (San Simone) e a Pasqua per l’Istria. “Si potevano leggere i ricordi degli esuli, scritti anche in dialetto; note storiche e culturali; notizie sul passato e le tradizioni delle terre abbandonate; informazioni sull’attività del Comitato e del Centro culturale presieduto dal professor Mario Mirabella Roberti”.
Nel 1978 il Comitato ha voluto onorare i caduti giuliano dalmati di tutte le guerre con il monumento al Civico cimitero. Il ‘Giorno del ricordo’ è stato istituito nel 2004. “In quell’occasione mio padre andava nelle scuole di Cremona e della provincia a portare la sua testimonianza sui fatti accaduti durante e dopo la Seconda Guerra mondiale”. Con lui, in quelle lezioni di sofferenza e umanità, persecuzione e coraggio, esilio e accoglienza, l’attuale presidente del Comitato, Laura Calci Chiozzi. Il velo su quei momenti è stato alzato solo di recente. Non per la ex professoressa dell’Apc e del Manin. “Il paese natale di mia nonna paterna, Giovanna, è Gimino, non molto lontano dalla foiba dove venne gettata la giovane maestra Norma Cossetto. La nonna aveva sentito raccontare di lei dagli abitanti del posto”. Di quelle tragedie conversava in casa anche Mario Ivi. “Era molto legato alle sue radici. Ha portato in Istria me e mio fratello, Marcello. Andavamo al mare. In patria c’è qualche suo parente che possiede dei terreni, non tutti sono venuti via. Papà ha sempre avuto un grande rimpianto per aver dovuto lasciare la sua terra d’origine, parlava di quei fatti con dolore ma non con sentimenti di odio o rancore. Anche se, ripeto, era dispiaciuto e disapprovava quanto accaduto”. Grazie al ‘Giorno del ricordo’ la verità sui massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata è stata ristabilita. il muro del silenzio e dell’omertà finalmente abbattuto. “Si è fatta giustizia. Prima le cose, per motivi politici, venivano insabbiate. I giovani devono conoscere quelle vicende, che sono una parte dolorosa della nostra storia. Una pagina sino a pochi anni fa taciuta anche dai testi scolastici”.
