“Con badile e rastrello mi rilasso e do il mio contributo alla città”. Lauro, il pensionato del Patto di Collaborazione a Maristella e Zaist

Lauro Guindani, 64 anni, operaio ora in pensione, è il protagonista dell'altro 'patto di collaborazione' stretto dal Comune con cittadini che si fanno carico di interventi di pulizia e manutenzione di spazi pubblici.
Mantiene in ordine la pista ciclabile del suo quartiere e fa risplendere i vialetti di quello in cui sorge un punto di incontro degli anziani. E’ Lauro Guindani, 64 anni, operaio ora in pensione, il protagonista dell’altro ‘patto di collaborazione’ stretto dal Comune con cittadini che si fanno carico di interventi di pulizia e manutenzione di spazi pubblici. Una modalità di cooperazione e partecipazione lanciata nel 2018 e attuata per la prima volta con il gruppo dei giovani del laboratorio Cremonasipuò che hanno adottato il passaggio pedonale di via Monti, tra corso Vacchelli
e via Bonomelli, periodicamente imbrattato.
Lauro ha cominciato a lavorare da ragazzino, il suo ultimo posto è stato in un’importante azienda metalmeccanica cremonese, che poi ha chiuso. “Sono un esodato”. Avrebbe potuto godersi il meritato riposo ma bastano uno sguardo, una parola per capire che non è il tipo da starsene con le mani in mano. “Sono partito, nel 2013, pulendo il Maristella, dove vivo. Da solo, spontaneamente. C’era molta incuria. I miei arnesi sono badile, carriola, rastrello, scope, palette. Oltre agli indumenti di sicurezza: giubbino giallo catarifrangente, guanti, stivali”. Il ‘patto’ prevede che si occupi della pista ciclabile del Maristella sino al sottopasso della tangenziale, tagliando l’erba, raccogliendo i rami e assemblando i rifiuti. “E’ per me qualcosa di naturale, parte del mio istinto, del mio modo di essere. Non lo faccio per mettermi in mostra. Fortunatamente sono in buona salute e mi sento di dare un contributo alla mia città. Quando finisco e vedo che c’è pulito, sto bene, sono contento. Non mi importa altro”.
La voglia di sentirsi utile alla sua comunità è così travolgente da averlo spinto oltre il Maristella portandolo sino a un altro quartiere: lo Zaist. Questo secondo capitolo prende le mosse da una data precisa: 4 luglio 2022.
“Il giorno del nubifragio: ovunque alberi caduti, rami spezzati, tappeti di foglie. I vialetti intorno al Centro anziani Bonfatti, riaperto dopo il Covid, ne erano ingombri tanto da rendere praticamente impossibile e pericoloso il passaggio dei pedoni che frequentavano il Centro. Con tre amici, compagni d’avventura (Danilo, Sergio, Gianni), abbiamo accatastato le piante sradicate e ripulito l’area”. Così il Bonfatti è tornato ad essere un prezioso luogo di aggregazione. Lauro, l’altro punto del ‘patto’, continuerà a prendersi cura anche di questa zona.
“Vengo dalla campagna – dice con orgoglio – e ho confidenza con i lavori manuali perché mi basta mettere in pratica gli insegnamenti appresi dai miei genitori”. Dalla madre, Maria, e soprattutto dal padre, Battista. “Da piccolo li guardavo e ho imparato come si fa”.
Ora sono gli altri a guardare lui armato di ramazza. “Non ho bisogno che la gente, quando passa, mi dica bravo. Alcuni sono indifferenti ma molti capiscono che c’è chi si interessa ai luoghi in cui viviamo. Mi sembra che, da questo punto di vista, qualcosa si stia muovendo tra i giovani. Bisognerebbe, però, che dia un mano anche chi va in pensione”. Come ha fatto lui. “Colgo l’occasione per ringraziare il sindaco Galimberti e i suoi collaboratori per la fiducia”.
Prima di dedicarsi al Maristella e allo Zaist, Lauro coltivava la passione della fotografia, sportiva e paesaggistica. “Ma l’ho accantonata, mi piace di più rilassarmi con il badile e il rastrello. E poi fa bene anche alla salute”. A proposito di salute, il volontario a 360 gradi (ha fatto o fa altre mille cose ma si schermisce e non ne parla) è temporaneamente fermo a causa di un problema fisico. “Mi sento inutile, fuori posto”. E’ impaziente, a dir poco, di tornare a fare la sua parte, ma il medico, seppur a fatica, lo sta frenando. “Mi scuso per questa inattività forzata, ma prometto che, appena possibile, recuperò il tempo perduto”. Come se non ne avesse già donato abbastanza.