Un signore d’altri tempi. Il ricordo di Capurso, tra ambiente, fotografia e giornalismo
Carlo Capurso. l''anima' del WWF cremonese che ha perso la vita a Borno, in Valcamonica, era anche giornalista pubblicista e faceva parte, sin dalla sua fondazione, della redazione di GSA Master News.
Bravissimo con la macchina fotografica ma bravo anche con la penna (o il computer). Di Carlo Capurso. l”anima’ del WWF cremonese che ha perso la vita a Borno, in Valcamonica, precipitando dal monte Moren, tutti conoscevano la passione (e la maestria) per l’obiettivo. Meno, probabilmente, quella per la scrittura. Capurso faceva parte, sin dalla sua fondazione, della redazione di GSA Master News, un web magazine sui temi dell’informazione, della comunicazione, dell’editoria e cultura in generale, house organ dell’associazione GSA-Giornalisti e comunicatori specializzati associati.
Su questa rivista on line sono usciti vari articoli di Capurso, giornalista pubblicista (un traguardo di cui andava molto fiero). Testi mai urlati, proposti in punta di piedi ma anche, quando necessario, senza giri di parole. Specchio del carattere e della personalità del suo autore, da sempre paladino dell’ambiente. Un signore d’altri tempi. L’ultimo di questi pezzi è di poche settimane fa, lo scorso 6 luglio, ed è dedicato alla liuteria, un mondo che Capurso amava profondamente. “Finalmente il sogno si è concretizzato – scriveva -. Il desiderio di Stefania Soldi, proprietaria dello stabile di corso Garibaldi 57 a Cremona e del violinista svizzero Fabrizio Von Arx di far ‘rinascere’ la casa dove Stradivari, il più grande liutaio di tutti i tempi, ha vissuto con la prima moglie Francesca Ferraboschi dal 1667 al 1680, ora è realtà”. “Da anni – continuava – Cremona attendeva un evento simile per far conoscere e vivere al suo patrimonio musicale, alla sua economia e al suo settore turistico un momento gratificante e tempi migliori”.
A Capurso piaceva spaziare da un tema all’altro, sempre però dopo essersi documentato. Nell’articolo precedente, pubblicato il 6 febbraio, si era occupato, ancora a proposito di Cremona, del gruppo delle ex farmacie comunali giungendo a questa conclusione: “Noto che tiene un corretto rapporto con il pubblico, ma anche con le altre aziende del settore. Così la pensano anche vari cittadini da me intervistati nei giorni scorsi”.
Aveva scritto anche di alimentazione (“Dovremmo sempre e dovunque ricordarci di pensare alla qualità e non alla quantità di quel che mettiamo in bocca”) e, più volte, di giornalismo mettendo in guardia dalle fake news e dal fatto che “spesso dobbiamo subire le insidie dell”informazione’ on line di Internet, elusiva dell’etica e della deontologia mediatica”. Il giornalista ha “il compito non facile di analizzare con scrupolo e imparzialità le reali cause di certi avvenimenti per consentire a chi ci legge di farsi un’opinione chiara e convincente”.
Ma uno degli articoli a cui Capurso teneva di più era quello per la salvaguardia della lingua italiana.“E’ da troppo tempo – la sua denuncia – che nel nostro Paese è in corso una incomprensibile e assurda sudditanza alle lingue straniere, in modo particolare a quella inglese. Di questo passo procediamo, ahimè, verso una vera remissività alla lingua d’oltre Manica”. Si deve, invece, andare fieri delle nostre origini e della nostra identità. “Se vogliamo rendere un doveroso e rispettoso pensiero al sommo Dante Alighieri, e far sì che le sue spoglie non si rivoltino nella tomba in quel di Ravenna, cominciamo a bandire dal nostro vocabolario personale termini quali gossip, stalking, hinterland, brexit, shopping, privacy, trekking, guardrail e molti altri. Se saremo capaci di compiere questa scelta di buon senso, avremo certamente reso un buon servizio alla nostra bella lingua italiana”. Durante un sopralluogo attraverso il Parco del Morbasco, un angolo verde a lui particolarmente caro e di cui sapeva svelare ogni angolo più nascosto, aveva parlato dell’idea di portare avanti la sua battaglia culturale e storica proponendo un referendum in difesa dell’italiano. Conoscendo la sua caparbietà e il suo coraggio, probabilmente ce l’avrebbe fatta, ma la montagna, un’altra sua passione, non gliel’ha permesso.