Andrea Ghisoni, manager e ‘civico’: “La politica è servizio, non conquista. Alle elezioni la scelta è tra due visioni opposte di società”

57 anni, nato e cresciuto in città, cattolico, impegnato nel mondo del volontariato e dell'associazionismo civico, Andrea Ghisoni è manager di un'azienda lombarda. Sostiene il centrosinistra, ma non in maniera acritica. Il suo appoggio si fonda su una precisa visione della politica.

Mettiamo subito le cose in chiaro: “A parte qualche presa di posizione giovanile di protesta e alcune volte il Partito radicale, ho votato per il Pd e lo rifarò anche il 25 settembre”. 57 anni, nato e cresciuto in città, cattolico, impegnato nel mondo del volontariato e dell’associazionismo civico, Andrea Ghisoni ha sempre lavorato nel settore alimentare e attualmente è manager di un’azienda lombarda. Sostiene il centrosinistra ma non in maniera acritica. Il suo appoggio si fonda su una precisa visione della politica. Per comprenderla sino in fondo bisogna partire dal passato.

“Sono stato tra i fondatori e candidato della lista civica Cremona attiva”.

Ha quindi partecipato alla campagna elettorale delle precedenti amministrative.
“Ho dato il mio piccolo contributo. Volantinare, stare in mezzo alla gente, parlare dei problemi delle persone cercando di far capire che esistono anche quelli degli altri e che il compito di un amministratore è complicato perché deve tenere conto di tutti quei problemi: tutto questo è stata un’esperienza entusiasmante, che rifarei di corsa. Ho provato sulla mia pelle che cos’è la politica portata avanti con spirito di servizio”.

Lei si dà da fare anche nel suo quartiere.
“Da due anni sono consigliere del direttivo del comitato di quartiere via Cadore-via Giordano. Mi sforzo di essere propositivo. All’inizio non è stato semplice ma quando ci si impegna, si viene accettati anche da chi la pensa diversamente”.

Veniamo alle prossime elezioni e alla sua dichiarazione di voto.
“Apprezzo da sempre la politica intesa come polis, agorà. Non sono un nostalgico dei vecchi politici ma penso anche che quelli di oggi siano politici di professione e non all’altezza. Diceva De Gasperi: ‘Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione’. Ho sempre tenuto in grande considerazione queste parole”.

E’ per questo che sceglierà il Pd?
“Mi sono letto i programmi di tutti i principali partiti. Se prima avevo l’1 per mille di dubbio, adesso è scomparso anche quello”.

Perché?
“In questi programmi ci sono due visioni opposte di società. Noi parliamo di modello inclusivo, riduzione delle disuguaglianze, diritti negati. Dall’altra parte, invece, di chiusura totale, compresa quella dei porti. Nella mia vita professionale, fatta di gestione delle fabbriche e contatto con il personale, ho cercato di portare sulla mia carne, nel mio campo una logica di coinvolgimento, di correttezza. Quella logica che ritrovo nel Pd e nel centrosinistra e non nel centrodestra, per il quale la politica è come se fosse una terra di conquista e non di servizio”.

E’ iscritto al Pd?
“No. Lo sono stato, ma ne sono uscito deluso dal trasformismo di Renzi di allora, e poi perché mi sono buttato, come dicevo, in Cremona attiva”.

Cosa pensa della flat tax?
“E’ una proposta delirante che favorisce i ricchi. Opponendosi a questa misura, il Pd ha confermato di essere una forza responsabile, che ha senso dello Stato e che crede nell’inclusività sociale, nell’attenzione verso tutti i ceti. Responsabile, il Pd, lo è stato anche nel sostegno leale di Draghi. Detto questo, è più corretto che ci sia un governo politico e non uno tecnico. Tornando ai programmi, non sono un dogmatico: anche in quello del Pd qualche tecnicismo discutibile, qualcosa che sa di slogan elettoralistico c’è”.

Cosa si sente di dire a chi è tentato di non andare a votare?
“Che invece bisogna andarci perché l’astensionismo, con questa legge elettorale distorta, aiuta chi, stando ai sondaggi, è favorito. Ossia, un centrodestra pericoloso, con un’idea di società che si avvicina all’autoritarismo. Il centrosinistra, sempre secondo i sondaggi, può perdere ma non deve dare ai suoi avversari la maggioranza assoluta perché potrebbero riscrivere la Costituzione e introdurre il presidenzialismo”.

Non sarà di quelli che paventano una minaccia per la democrazia…
“No, non credo ci sia questo rischio ma, ripeto, vedo una deriva verso un tipo di società più chiusa, che guarda a una logica populista”.

Le si potrebbe replicare che, invece, il Pd guarda ai poteri forti.
“Quando si governa uno Stato, il rischio di sembrare agli occhi del cittadino di far parte dell’establishment e proteggere solo i poteri forti c’è. Ma penso che, nella realtà, non sia così, che prevalga un equilibrio. Certo, un premier non può non incontrare il presidente di Confindustria”.

Cosa pensa di Carlo Cottarelli?
“Lo voterò con convinzione, per tre motivi. Uno: rappresenta il nostro territorio. Due: è a favore della detassazione e contro la flat tax, questa sì che va a proteggere i poteri forti; tre: Cottarelli, e questa è la ragione principale, condivide una visione della società attenta ai ceti meno abbienti. L’ho sentito parlare 2-3 volte: si è dimostrato molto competente anche sulle energie rinnovabili. Ed ha uno stile misurato, responsabile. Come quello del Pd, e, come il Pd, è preoccupato, nel caso vinca il centrodestra, di una deriva autoritaria. Alla Orban, alla Putin”.

Andrea Ghisoni
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