Alla nuova sede della clinica veterinaria Vezzoni, eccellenza internazionale: “Aperti in sicurezza ma preoccupati per queste settimane”

Il Covid ha rimandato l'inaugurazione di questo 'gioiello' che è operativo da luglio nella nuova sede di via delle Vigne. L'Intruso Gilberto Bazoli è andato a fare un giro nella nuova clinica progettata dall'architetto Massimo Terzi, portato via dal coronavirus.

“E’ un’idea importata dall’Inghilterra ma realizzata anche negli Stati Uniti”. A parte le picconate per completare l’avveniristica toilette per cani e gatti all’esterno, la nuova sede della Clinica veterinaria Vezzoni, trasferitasi da via Massarotti in via delle Vigne, è perfettamente pronta e funzionante da luglio. Il Covid ha rimandato l’inaugurazione di questo ‘gioiello’, polo d’attrazione nazionale e internazionale.

La clinica presta un servizio sanitario e, quindi, resterà aperta anche durante il lockdown. “Manterremo tutte le misure prudenziali. I clienti potranno venire: basterà avere l’autocertificazione”. A fare da guida nella visita è un nome che, come si dice, non ha bisogno di presentazioni: Aldo Vezzoni, 73 anni, direttore sanitario della clinica, il primo chirurgo veterinario non americano ad essere stato premiato negli Usa (era il 2013), tra i fondatori della Scivac (la società italiana per gli animali da compagnia) e leader mondiale negli interventi per l’applicazione di protesi all’anca dei cani. “Mi mancano dieci operazioni per arrivare alle tremila. Le eseguirò la settimana prossima. Alle mie spalle un collega texano, Bill Liska, con poco meno di duemila mentre in Europa non c’è nessuno che superi le mille”. E quasi mille sono anche i metri quadrati di superficie del nuovo complesso, distribuito su due piani. Il settore di punta è l’ortopedia. “Seguiamo circa 300 casi al mese, compresi interventi, visite e controlli. Abbiamo clientela da tutta Italia e anche dall’estero. Venerdì scorso, ad esempio, ci è stato portato un pastore tedesco della polizia di Milano. Per di qua”. In una stanza, al piano terra, i dieci box per i cani appena operati e ancora sotto l’effetto dell’anestesia, in un’altra le otto gabbiette per i gatti. Le sale chirurgiche, il cuore della clinica, sono due, ma ne è prevista una terza. “Siamo in grado di impiantare protesi all’anca di cani che vanno da uno a cento chili”. Le più piccole sono davvero minuscole.

Tutt’intorno apparecchiature all’avanguardia, le stesse che vengono utilizzate su corpi umani, spazi pulitissimi e un andirivieni di persone in camice, guanti e mascherina. Sono i collaboratori di Vezzoni. Oltre al resto del personale, il suo staff è composto da 15 veterinari, compreso il figlio, Luca (laurea all’Università di Parma e diploma presso quella di Zurigo). Ognuno con le sue competenze specifiche: anestesia, neurologia, oculistica, oncologia, odontoiatria, dermatologia, medicina comportamentale e così via. Le diverse specializzazioni consentono di garantire un’assistenza del ‘paziente’ a 360 gradi. Sempre al pianterreno, le cinque sale per le visite e le due per le radiologie. E un corridoio, che ospita, unico o quasi nel suo genere, il centro per lo studio delle zoppie del cane. “Il sistema computerizzato utilizza un tapis roulant con sensori sotto il tappeto che permette di valutare, al passo come al trotto, il carico ponderale su ciascuna zampa. In questo modo si possono rilevare con dati oggettivi le zoppie poco evidenti, il risparmio del carico sulle zampe affette da problemi ortopedici e la compensazione che il cane fa spostando maggiormente il carico sulle zampe sane”.

Al primo piano la biblioteca, la moderna sala riunioni e il grande appartamento per tirocinanti. “Sono tre a turno, attualmente tutti italiani. Ma ne abbiamo avuti dalla Russia e dagli altri Paesi dell’Europa dell’Est, dal Perù, dal Giappone, dalla Cina. L’anno prossimo attendiamo un professore messicano che vuole fare lo stage da noi”. Il progetto della clinica, i cui lavori sono cominciati nel settembre 2018, è firmato dall’architetto Massimo Terzi, portato via dal coronavirus. Anche i prismi di legno, poi riempiti di cemento armato, nei locali all’ultimo piano che ospitano gli impianti tecnologici, come quello per l’aerazione, a servizio di tutto l’edificio sono stati ideati da Terzi. “Li ha visti in Austria e li ha sviluppati: permettono la coibentazione migliore. Inoltre, una parte del tetto è composta da pannelli solari”. Di nuovo giù, nell’ufficio del veterinario-direttore sanitario (che ha anche una stanza privata dove si ritira tra le foto di famiglia per scrivere articoli o controllare radiografie), alle cui pareti campeggiano le immagini della sua impresa più famosa: il primo intervento di protesi al titanio su una tigre malese femmina di 8 anni, affetta da zoppia e da una dolorosa artrite sul fianco destro del corpo. “Tra operare un cane e una tigre non c’è alcuna differenza. Salvo avere un buon anestesista”, scherzò allora Vezzoni, che dice adesso: “E’ stato uno dei momenti più belli della mia carriera, una grossa soddisfazione essere chiamati dalla Germania”.

Era il 2011. Il Covid era lontano, lontanissimo. “Ci stiamo preparando alla nuova chiusura, in quella precedente i cremonesi venivano, il problema era la gente da fuori. C’è stato un calo pazzesco, non so cosa succederà nelle prossime settimane. Manteniamo il maggior rigore possibile. La clinica viene sanificata con l’ozono una volta alla settimana e le sale operatorie ogni giorno”. Non tutti, specie di questi tempi, possono permettersi le cure, a volte costose, per il proprio cane o il proprio gatto. “Abbiamo un occhio di riguardo per gli anziani in difficoltà, sono possibili pagamenti rateizzati e applichiamo uno sconto del 10 per cento alle associazioni animaliste. Per certi casi non ci siamo mai tirati indietro”. Un’ora e mezzo dopo, nell’ampia sala d’attesa ci sono volti nuovi, di uomini e di animali. Sulla testa di un chihuahua che guarda la sua padroncina e aspetta di essere visitato, una foto: Terzi, sorridente, con Vezzoni, suo committente ma soprattutto suo amico.

Aldo Vezzoni nel suo studio

 

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